
Quanti di voi, quando sentono parlare di Candida, pensano ad un’infezione ad appannaggio esclusivo dell’apparato riproduttivo femminile? Bene, non è così: infatti la Candida, che è un lievito e quindi fa parte della famiglia dei funghi, è anche normalmente presente nell’intestino, dove ha un ruolo di regolazione ed equilibrio sul microbiota (l’insieme di batteri, virus e funghi presenti nel nostro tubo digerente). La Candida convive pacificamente con gli altri miliardi di microorganismi senza entrare in competizione con loro e la sua crescita è tenuta sotto controllo dai batteri intestinali “amici”, soprattutto Lattobacilli e Bifidi. Tuttavia, quando ne ha l’opportunità, ad esempio quando la quota di questi batteri buoni diminuisce, la Candida riesce a proliferare, cambia la sua forma (da tonda ad allungata) ed assume il ruolo di patogeno, ovvero di microrganismo che causa danni. Quando prolifera, la Candida può essere responsabile di una molteplicità di sintomi, anche severi, ed è in grado di colonizzare altri distretti oltre all’intestino. In particolare, può crescere nel cavo orale e sulla lingua, formando una patina spessa e biancastra, il cosiddetto “mughetto”; inoltre, può colonizzare l’esofago e, come è noto, anche la vagina, dove si manifesta con perdite biancastre e prurito.
Ma quali sono i sintomi della candidosi intestinale? In realtà non vi sono disturbi specifici ed una gran parte delle manifestazioni di pertinenza gastroenterica, come gonfiore addominale, maldigestione, nausea, diarrea, stitichezza, dolori addominali ed eruttazioni, possono essere causati proprio da una proliferazione intestinale di questo fungo. Nella mia pratica clinica osservo che la candidosi intestinale spesso è associata a sintomi molto diversi, come stanchezza cronica, annebbiamento mentale (la cosiddetta “brain fog”), dolori articolari, e addirittura ad un cambio dell’umore, in senso ansioso o depressivo. Ciò è dovuto al fatto che la Candida, quando diventa patogena, può portare ad un’infiammazione della parete dell’intestinale, e questo permette ad alcune molecole tossiche di attraversare la parete infiammata e, attraverso il sangue, di raggiungere altri organi, tra cui il cervello.
Quali sono i fattori che favoriscono il moltiplicarsi della Candida intestinale? Innanzitutto, alcuni farmaci, primi tra tutti gli antibiotici. Quando li assumiamo, infatti, se da un lato abbassiamo la quota dei batteri implicati nell’infezione che vogliamo curare, dall’altra sopprimiamo anche una buona parte di batteri intestinali buoni, favorendo così la proliferazione del fungo. Anche i cosiddetti gastroprotettori sono correlati all’insorgenza della candidosi intestinale (vedi il video dedicato). Di fatto, diminuendo drasticamente la produzione di acido da parte dello stomaco, creano un ambiente intestinale molto favorevole al moltiplicarsi della Candida e, allo stesso tempo, favorevole anche alla colonizzazione di lieviti e funghi normalmente presenti nei cibi, ad esempio cereali e formaggi stagionati. Infine, anche l’assunzione prolungata di cortisone può portare alla candidosi intestinale, a causa del suo effetto soppressore sul sistema immunitario.
Un altro fattore che contribuisce enormemente alla proliferazione della Candida nell’intestino è un’alimentazione ricca di zuccheri e carboidrati, la cosiddetta dieta occidentale, o “western diet”. Gli zuccheri, sia semplici che complessi, sono vere e proprie ghiottonerie per la Candida e, quando presenti quotidianamente nella dieta, le danno il carburante sufficiente e costante per proliferare. Al contrario, le fibre presenti nella verdura, essendo il cibo preferito dai batteri intestinali amici, contrastano la candidosi.
Ma come si fa a diagnosticare una candidosi intestinale? A tutt’oggi non esistono nella pratica medica test pratici e poco invasivi. La diagnosi, pertanto, viene effettuata sulla base dei sintomi (intestinali e non) e dello stile di vita del paziente, che comprende anche l’alimentazione e i farmaci che assume.
E allora vediamo, una volta che abbiamo diagnosticato una candidosi intestinale, come possiamo agire. Il primo fattore di intervento è sicuramente la dieta. E’ necessario eliminare gli zuccheri semplici, ridurre l’assunzione di carboidrati complessi (pasta, pane, riso) e favorire l’introito di verdura, che fornisce le fibre necessarie per la proliferazione del microbiota sano. Inoltre, laddove è possibile e sempre su consiglio del medico, è opportuno valutare la possibilità di sostituire i farmaci con alternative naturali. Dal punto di vista farmacologico, la terapia standard si basa sull’utilizzo di antimicotici di sintesi, come il fluconazolo. Tuttavia, risulta parimenti efficace e non lesiva dal punto di vista sistemico, l’assunzione degli oli essenziali, tra cui quelli di origano, cannella, timo, garofano e tea tree (melaleuca). Questi oli (da assumere sottoforma di capsule gastro-protette così da proteggere la parete gastrica) si sono rivelati, da studi condotti in laboratorio, di uguale efficacia rispetto alla terapia chimica. Altri agenti terapeutici molto efficaci nei confronti della Candida sono la berberina, una sostanza presente in diverse piante e dotata di una spiccata azione antimicrobica, e il Saccharomices Boulardi, un lievito che si assume in compresse (in questo caso si parla, quindi, di lievito-contro-lievito), con effetti spiccatamente antidiarroici e in grado di distruggere la parete cellulare della Candida. Inoltre, naturalmente, è opportuno l’utilizzo di un buon probiotico ad ampio spettro, che comprenda sia lattobacilli che bifidobatteri.
Tuttavia, l’arma migliore che possediamo nei confronti della proliferazione della Candida è la prevenzione, ovvero l’assunzione di un’alimentazione senza zuccheri semplici e a ridotto apporto di carboidrati complessi e lieviti (almeno nella quotidianità) e la cura dell’ambiente intestinale con integrazioni che supportino il microbiota.