
“Dottoressa ho la cervicale” quante volte me lo sono sentita dire.
Tutti noi conosciamo qualcuno che soffre di cervicale.
Ma che cos’è?
Prima di tutto non esiste una malattia con questo nome. Cervicale è un aggettivo che viene aggiunto alla parola “colonna” o “rachide” per indicare il tratto di struttura più vicino al capo.
Nel parlare comune con questo termine invece le persone intendono un insieme di fastidi che vanno dal mal di testa, alle vertigini, al torcicollo.
Cosa sta alla base di tutti questi disturbi?
Alla base c’è la contrattura muscolare, cioè l’irrigidimento dei muscoli del collo. Si tratta di una azione difensiva dell’organismo che serve per mantenere il più ferma possibile la testa. Questa misura viene messa in atto dal corpo per evitare il dolore che si instaura durante il movimento in caso di artrosi del tratto cervicale della colonna vertebrale. Infatti mantenendo immobile il capo tutti i disturbi scompaiono o diminuiscono notevolmente.
Cerchiamo di capire cosa è l’artrosi.
L’artrosi è una alterazione a carattere cronico evolutivo dovuta alla modificazione delle strutture che compongono l’articolazione.
In pratica nel corso degli anni l’osso, la cartilagine e le altre strutture che fanno parte di ogni articolazione, subiscono dei cambiamenti. L’osso si deforma ai suoi margini, la cartilagine si assottiglia, il liquido che lubrifica il movimento diventa meno fluido. Tutte queste modifiche sono normali, cioè fisiologiche e avvengono in tutti man mano che invecchiamo. Esistono però dei fattori che possono accelerare il processo e rendere l’artrosi più presente e più fastidiosa anche in giovane età.
Una maggiore usura può essere data dalle sollecitazioni meccaniche dovute a un lavoro, a uno sport, a traumi accidentali o continui e all’obesità, in quanto il surplus di peso costringe l’articolazione a lavorare sempre in situazione di sovraccarico. Possono essere colpite tutte le articolazioni del corpo, le più frequentemente doloranti sono quelle che sopportano il peso: colonna vertebrale, anca e ginocchio.
Il dolore artrosico ha un andamento a fasi, si presenta all’inizio del movimento, diminuisce quando l’articolazione è “calda”, torna se lo sforzo è troppo prolungato, scompare a riposo.
Solo quando l’articolazione è gravemente compromessa, o se c’è stato un evento scatenante esterno che ha portato a una riacutizzazione, il dolore può essere continuo, anche notturno.
Una cosa importante da sapere è che non per forza l’artrosi deve essere dolorosa. Anzi, nella maggior parte dei casi è del tutto silente, dà segno di sé durante episodi acuti e circoscritti nel tempo. Solo quando il grado di degenerazione articolare è grave e non più compensabile dal corpo si instaura una sintomatologia cronica.
Così come esistono situazioni che possono accelerare il processo artrosico, ne esistono altre che possono contribuire a rallentarlo.
Sono precauzioni di tipo comportamentale, cioè atteggiamenti e abitudini che possiamo mettere in atto quotidianamente per mantenere la salute delle nostre articolazioni.
La più importante di queste raccomandazioni è il movimento fisico. Fare attività fisica o sportiva moderata mantiene l’integrità delle strutture articolari che possono restare sane e continuare a funzionare fino a tarda età. In effetti la ginnastica funzionale è anche il primo presidio terapeutico che viene prescritto in caso di artrosi sintomatica.
Altri fattori che ci possono aiutare sono: mantenere un peso adeguato, una alimentazione che non aumenti l’infiammazione e, se necessario, integratori vitaminici o di supporto alla cartilagine.
Per tornare alla nostra cervicale il dolore compare a livello del collo e può risalire “a caschetto” dalla nuca fino alla sommità del capo o anche alla fronte, il movimento laterale o verticale della testa risulta fortemente limitato e suscita vivo dolore, questi sintomi sono dovuti sia alla infiammazione delle componenti delle articolazioni tra le vertebre che alla contrattura muscolare.
Dato che a stretto contatto con le vertebre decorrono le arterie vertebrali che vanno alla testa e le radici dei nervi che innervano l’arto superiore, le alterazioni dovute all’artrosi possono portare allo schiacciamento di queste strutture determinando nel primo caso cefalea e vertigine, nel secondo irradiazione del dolore all’arto superiore, accompagnata a volte da alterazioni della sensibilità come il formicolio.
La “cervicale” quindi è più correttamente chiamata cervicalgia, cervicocefalalgia o cervicobrachialgia.
Pur essendo fastidiosa e spesso di lunga durata, non mette in pericolo la vita di chi ne è affetto.
Da un punto di vista psicosomatico viene a volte definita “sindrome di Atlante”, ricordiamo che atlante è sia il nome della prima vertebra, che sorregge il capo, sia il nome di un personaggio della mitologia greca costretto da Zeus per punizione a sorreggere sulle spalle l’intera volta celeste, a significare che il malessere può essere dovuto a una situazione in cui la persona si è assunta o sente su di sé un carico di responsabilità superiore a quello che è in grado di reggere e non è più disposto a farlo.
Secondo le cinque leggi biologiche del dottor Hamer, che sono un altro modello di interpretazione, la cervicalgia compare nel momento in cui hai risolto il conflitto e hai “alzato la testa”.