
Tutti noi siamo portati ad associare il fluoro ad un minerale salutare e che aiuta a combattere la carie. Del resto, se è stato aggiunto all’acqua potabile e da bambini ci venivano addirittura prescritte le pastiglie al fluoro dai dentisti, come non pensare che esso possa fare solo bene?
Ebbene, le cose non stanno esattamente così.
Il fluoro è un minerale naturale appartenente al gruppo degli alogeni; essendo un elemento molto reattivo, in natura si trova solo come ione fluoruro e, in particolare, si trova nella fluorite, un minerale biancastro ma che può presentarsi anche con bellissime e diverse colorazioni e che, quando colpito dalla luce, dà vita al cosiddetto fenomeno della fluorescenza. I processi geologici, le eruzioni vulcaniche e le lavorazioni industriali rilasciano continuamente questo minerale nell’aria, nell’acqua e nei terreni e, pertanto, lo si trova naturalmente in molti alimenti. Ma non solo: da decenni è stato aggiunto ai dentifrici e all’acqua delle reti idriche e proprio la sua aggiunta all’acqua potabile è stata oggetto di controversie per decenni e lo è tuttora.
A partire dagli anni ’40 -’50 gli Stati Uniti si sono fatti promotori della fluorizzazione delle reti idriche e delle paste dentifrice al fine di contrastare la carie e il rachitismo infantile e, successivamente, gran parte del mondo Occidentale ha seguito questa pratica. Il fluoro, infatti, in quantità adeguate, contribuisce alla mineralizzazione dei denti e dello scheletro. Ma dal momento che è presente nel cibo, nell’acqua e anche nel dentifricio, non ne assumiamo un po’ troppo?
Secondo la normativa, Il contenuto di fluoro nelle acque non deve superare 1,5 mg/litro ma già a concentrazioni di 0,9 – 1,2 mg/litro si può assistere al suo deposito a livello dello smalto dei denti, la cosiddetta fluorosi dentale. La quantità da assumere giornalmente dovrebbe variare da 1 a 3 mg e considerato che esso è presente in quasi tutti i dentifrici e praticamente in tutti gli alimenti, con maggiori concentrazioni nelle patate, nei pomodori, nell’uva, nel pesce, nei frutti di mare, nel the, nella birra, nei formaggi e nella carne (in concentrazioni molto variabili a seconda del terreno di coltivazione e dei fertilizzanti utilizzati) è intuitivo come sia semplice, data l’assunzione continuativa di questi alimenti nell’arco di decenni, assorbirne quantitativi maggiori rispetto al fabbisogno quotidiano.
Numerosi studi dimostrano che il fluoro, quando assunto in sovradosaggio, ha un effetto tossico a carico di molti tessuti, tra cui lo scheletro, il fegato, la tiroide e i reni ma, in particolare, a carico del cervello. Esso è in grado di interferire con lo sviluppo neurologico del bambino e di promuovere la neurodegenerazione in età adulta ed è associato allo sviluppo di patologie quali il morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer. I meccanismi attraverso i quali il fluoro risulta essere una neurotossina non sono ancora completamente noti, ma sembra che la sua affinità di legame con l’alluminio (metallo presente in molti farmaci e in alcuni alimenti) faciliti il deposito di quest’ultimo a livello cerebrale, interferendo così con la comunicazione tra i neuroni.
Dal momento che la frequenza di ingestione di certi cibi, l’utilizzo dei dentifrici (il fluoro in questo caso viene assorbito attraverso i vasi posti sotto la lingua) e la capacità di escrezione del fluoro da parte dei reni e dell’intestino (che sono le sue vie naturali di eliminazione), sono dati altamente variabili a livello individuale, va da sé che la fluorizzazione su larga scala possa facilmente sovraesporre alcuni individui, causando l’accumulo del fluoro a carico di vari organi. A questo proposito, sono molto interessanti gli studi sulla fluorosi nelle popolazioni dell’Estremo Oriente, grandi consumatrici di the.
Ma allora come facciamo a diminuire l’introito quotidiano del fluoro nel nostro organismo? Innanzitutto, scegliendo un dentifricio che non ne contenga. In commercio esistono diverse formulazioni prive di fluoro, composte prevalentemente da bicarbonato, menta e oli essenziali, alcune in formulazione polvere e addirittura commestibili, come, ad esempio, il dentifricio Blancodent, prodotto in Italia. Inoltre, potremmo scegliere un’acqua minerale che contenga il fluoro in minime quantità (leggendo le etichette sulle bottiglie è facile confrontare le diverse marche a disposizione). Oppure, potremmo addirittura avvalerci di un filtro casalingo certificato che elimini il fluoro dall’acqua potabile del rubinetto. Inoltre, è fondamentale mantenere le vie di escrezione in equilibrio, reni e intestino appunto, attraverso un’alimentazione che affatichi il meno possibile questi organi e attraverso un adeguato stile di vita.